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mercoledì 7 marzo 2007

8 Marzo - in occasione della festa della donna - Moolaadé


presenta la serata il Sindaco Laura Rossi



MOOLADE' di O. Sembene (Sen 2006, 123’)

vincitore al Festival di Cannes 2004 della rassegna Un Certain Regard


Ai margini del mondo, al centro della lotta

In un villaggio Africano quattro ragazzine fuggono per sottrarsi al rito dell'escissione, rifugiandosi nella casa di Collé Ardo, donna che sette anni prima si era rifiutata di sottoporre...
... la propria figlia Amsatou a questa pratica. La donna, terza di quattro mogli di un agricoltore del villaggio, dapprima sembra titubante per paura di conseguenze gravi, ma poi si appella allo spirito della Moolaadé, del diritto d'asilo, e offre rifugio alle piccole terrorizzate. Ne nascerà uno scontro tra valori interni lacerante, che porterà ad una contrapposizione sempre più pericolosa...

Non lasciatevi sfuggire questo film. Ousmane Sembene è il padre della cinematografia dell'Africa subsahariana, attivo da più di quarant'anni tra finzione e documentario e con in cascina diverse pietre miliari. Ma nonostante ciò, il suo cinema in Italia è quasi invisibile al di là di alcune ricorrenze festivaliere. L'uscita di Moolaadé è dunque una preziosa occasione per accostarsi all'opera di un cineasta preziosissimo, che con quest'ultima fatica non fa che confermare una scelta di rigorosa continuità stilistico-espressiva, nonché politica nel senso più militante del termine. Il suo è un cinema che si offre come 'discorso' ed ogni opera presa singolarmente si caratterizza come tassello di una visione complessiva di natura rivoluzionaria e marxista, avendo come sfondo sempre, invariabilmente, le realtà più nascoste e retrive dell'Africa nera.
In questo Moolaadé il tema di riferimento è quello dell'escissione, pratica diffusa soprattutto nei paesi dell'Africa subsahariana - ma non solo - e Sembene ce ne parla in un ottica tutta interna all'immaginario simbolico ancestrale delle culture tribali tradizionali (a-storiche, si sarebbe detto erroneamente un tempo). Come sempre, dispiegando con piglio didascalico la vicenda di una donna che, per proteggere quattro bambine fuggite dal rito purificatorio della Salindé (l'escissione, per l'appunto, cioè l'ablazione del clitoride tramite operazione chirurgica sommaria) oppone a questa legge consuetudinaria quella del diritto d'asilo per i fuggiaschi, incarnata nel potente spirito del Moolaadé.
La lotta diverrà sempre più strenua e radicale, contrapponendo in modo progressivamente più netto e marcato gli uomini e il gruppo di donne addette a praticare la Salindé da una parte e le madri del villaggio dall'altra. Fino ad uno scontro finale che sublima e fa esplodere tutta la potenza rivoluzionaria dello sguardo di Sembene, portando nel mezzo di un villaggio del Burkina Faso una rivolta femminista a tutti gli effetti ed emozionandoci non epidermicamente - dunque a breve termine - ma intellettualmente ed epicamente - dunque a lungo termine - con un'inquadratura finale che sostituisce l'uovo di struzzo conficcato da 150 anni sulla cima del minareto del villaggio (simbolo di tradizione e continuità, ma anche di una maternità trafitta e sofferente), con un'antenna televisiva. Non un invasione della cultura occidentale nel territorio del bon sauvage bensì, con una naivetè calcolata e splendida, l'auspicata via verso una comunicazione libera e consapevole.

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