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venerdì 7 dicembre 2007

Sabato 8 dicembre - Mitumba The second-hand road


Mitumba The second-hand road

un documentario di Raffaele Brunetti del 2005, prodotto dalla B&B Film in coproduzione con Filmtank Hamburg, NDR,Arte e YLE.

E' la storia di una maglietta e del suo viaggio dal nord al sud del mondo. Una riflessione su chi si veste di prima e chi di seconda mano e, soprattutto, di quello che c’è tra la prima e la seconda vita degli indumenti.

E’ stato selezionato al Nanook Film Festival (Palermo, Nov. 2005), Circuito Off - Venice International Short Film Festival (Venezia, Nov. 2005), Human Rights Film Festival (Parigi, Marzo 2006), 16th African, Asian and Latin American Film Festival (Milano, Marzo 2005), Flahertiana (Perm, Russia, Maggio 2006) Arcipelago (Roma, Giugno 2006) e in concorso per il David di Donatello 2006.

La maglietta di Felix, un bambino tedesco di 10 anni, finisce nel cassonetto per la raccolta di abiti usati, da qui inizia il suo cammino che la porterà dall'Europa all'Africa: inizialmente viene donata, poi raccolta, poi venduta e comprata più volte, fino a giungere al termine del suo viaggio ad essere indossata da Lucky, un bambino di 9 anni in uno sperduto villaggio in Tanzania. Si ripercorre la via del commercio degli abiti usati, una via tortuosa e ancora sconosciuta che rivela una realtà sorprendente e sconosciuta a molti.


Note del regista

Mia moglie era appena tornata da un viaggio in Burundi. Mi mostrava delle fotografie quando una in particolare colpì la mia attenzione. Un bambino africano, davanti ai resti delle case distrutte dai massacri etnici, indossava una maglietta con su scritto “Club Ippico Olgiata Roma”. L’Olgiata è una ricca ed esclusiva area di Roma. Il contrasto tra il bambino, l’ambiente e la maglietta che indossava mi attraeva. Cosa c’era dietro quella maglietta, come aveva raggiunto quel posto impossibile? Le ricerche che seguirono aumentarono ancora la mia curiosità. Nessuna associazione benefica aveva donato quella maglietta al bambino, era stata invece acquistata al mercato. In alcuni paesi Africani i vestiti usati costituiscono la prima voce di importazione dove il 90% della popolazione si veste di seconda mano. Li chiamano “I vestiti dei bianchi morti” perché in Africa é inconcepibile pensare di disfarsi di cose ancora utilizzabili a meno che non appartengano a qualcuno ormai morto.

In collaborazione con Associazione amici del Mozambico e Colletivo Burkina Faso

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